Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.
(Da La ginestra, di G. Leopardi)
Una delle scene più straordinarie del film 2001: Odissea nello spazio è accompagnata dalle note del Valzer Sul bel Danubio blu di Johann Strauss.
È una scena importante, subito dopo il lancio del famoso osso da parte dell'ominide che proprio quell'osso ha usato per uccidere un suo simile e conseguentemente conquistare con la violenza un nuovo territorio, con l'acqua, a vantaggio della sua "tribù". La violenza è stata appena rappresentata senza infingimenti, in tutta la sua crudeltà, ma essa è lo strumento di conquista dello spazio da parte dell'uomo, per cui il successivo tono epico, quasi astratto, della trasformazione dell'osso in astronave esprime il paradosso di questa riflessione.
Quando appunto, per analogia, nel montaggio l'osso "diventa" un'astronave che si muove nello spazio cosmico, la scelta del valzer di Johann Strauss è puro genio da parte di Kubrick, poichè è ambivalente in modo sottilissimo. Quella musica rappresenta l'entusiasmo di chi conquista, ma nasconde abilmente l'illusione del conquistatore stesso che tutto sia bello in quella conquista, dimenticando il prezzo di essa: la violenza, tema-chiave in tutto il cinema del regista. Quella musica rappresenta un mondo di illusioni, sogni, nostalgia di un'ipotetica età dell'oro, ma quale? Un attimo prima abbiamo visto gli ominidi ammazzarsi tra loro...
Il levare doppio dei tempi ternari è spesso usato in ritmi di danza perchè produce sempre un senso di assenza di peso, ossia di gravità, quindi un senso di leggerezza, per lo squilibrio, l'asimmetria, tra la dimensione del battere e quella del levare appunto.
Perciò nel film sembrano danzare i pianeti, le astronavi, le stazioni orbitanti, persino una penna e la commessa dal passo malfermo.
Le migliori orchestre e i migliori direttori interpreti di valzer viennesi inoltre riescono a gestire questi levare in modo sufficientemente fluido da amplificare questo senso di leggerezza.
Il brano è adattissimo a descrivere fisicamente oggetti in moto nello spazio cosmico, poichè laddove il singolo battere di una misura rappresenta quella gravità per noi così importante e scontata, ma relativa a dei rari corpi celesti, il doppio levare, con le sue amplificazioni nell'interpretazione, rappresenta l'immensità di un vuoto potenzialmente infinito in cui la gravità tra alcuni "grani di polvere" è un fenomeno marginale.
Per cui, nell'esecuzione di Karajan con i Berliner Philharmoniker che sentiamo nel film di Kubrick, quello spazio interplanetario che dovrebbe essere cosi spaventoso e angosciante nella sua immensità anche per l'eventuale presenza di minacciosi alieni, diventa improvvisamente un luogo in cui l'uomo e le sue macchine si muovono con esaltata ed esaltante disinvoltura, quasi come danzatori; e si ha l'impressione che l'assenza di peso fisico diventi anche leggerezza e serenità della coscienza, fino a sfiorare quasi un'onnipotenza divina. Anche in questo senso è ambivalente.
I personaggi coinvolti in quelle scene non sembrano avere dubbi interiori (la commessa, il dottor Floyd, ecc...). La musica è leggera come l'animo dei protagonisti, ma c'è anche un senso di fiducia, verso se stessi, verso gli altri, verso i propri strumenti tecnologici, verso il proprio futuro e magari quello di tutta l'Umanità, dimenticando o trascurando il fatto che quella tecnologia scaturisce anche dalla violenza, problema con il quale l'uomo deve fare sempre i conti, per quanto si allontani dal pianeta Terra o semplicemente da casa propria.
Il paradosso in quell'associazione musicale sta nel fatto di tradurre in cinema l'illusione umana di poter prima o poi controllare l'universo attraverso la scienza e il progresso tecnologico.
Di fondo nella scelta del regista c'è quindi lo scetticismo circa la possibilità della scienza e della tecnologia, fautrici di miracolosi progressi umani, ma sempre creazioni umane loro stesse, di confrontarsi con l'Infinito.
(La successiva missione di Bowman avrà una musica che descrive una tesa solitudine cosmica: Khachaturian, Adagio dalla Gayane Ballet Suite.)
Composto nel 1866, Il valzer Sul bel Danubio blu di Strauss sembra rappresentare il Positivismo del quale era contemporaneo, con il suo atteggiamento ottimista e fiducioso nei confronti della scienza e del progresso dell'Umanità. Questo valzer è la musica più datata della colonna sonora del film, che invece è stato girato un secolo dopo, dopo due guerre mondiali e tanta altra storia, nel 1968 ed è prevalentemente accompagnato da musiche del '900, anche recentissime per l'epoca.
Il valzer è quindi un memento nostalgico di un'ipotetica età dell'oro che talvolta agli uomini sembra possibile illusoriamente di immaginare, nel passato, ma anche nel futuro futuribile del cinema. Forse l'associazione nel film vuole anche mettere in guardia dall'eccessivo entusiasmo verso le missioni spaziali, poiché è dentro se stesso che l'uomo ha degli abissi profondissimi da scandagliare senza ausili tecnologici di sorta (penso a quello che succederà dopo nel film...).
L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è.
Questo noi lo possiamo fare con un Elstir, con un Vinteuil: con i loro simili, noi voliamo veramente di astro in astro.
(Da Alla ricerca del tempo perduto, di M. Proust)
Strauss dedicando il suo valzer al fiume Danubio, che viene rappresentato dal carattere delle melodie più che descritto in modo didascalico (peraltro nella realtà pare che il Danubio sia piuttosto fangoso...), rappresenta nel brano anche la sua visione generale della Natura, vista come qualcosa di positivo, dolce, e sempre buono. Per cui Kubrick trasla questa stessa visione della Natura da un fiume allo spazio cosmico, rappresentando anch'esso, nell'opinione dei personaggi protagonisti di quel momento del film (il dottor Floyd), come qualcosa di facilmente conquistabile e controllabile da parte dell'uomo, non meno di un fiume.
E poi c'è il riferimento all'acqua, che Kubrick non poteva trovare in altri popolari valzer di Johann Strauss. In acqua il nostro peso sembra minore, ci porta a galla la forza di Archimede, non ci sono inerzie particolarmente forti. Il mondo dell'acqua sembra regolato da leggi diverse da quelle a cui siamo abituati sulla terra: anche il vuoto cosmico fa questo effetto, anche molto di più, e con la scelta della musica giusta Kubrick ci ha reso perfettamente l'idea.
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