lunedì 23 giugno 2014

Le note proibite della notte trasfigurata

Io porto un figlio che non ti appartiene,
accanto a te peccatrice cammino.
Contro me stessa ho gravemente peccato.
(Richard Dehmel, "Verklärte Nacht", 
trad. M.T. Mandalari)

...e quindi non può essere eseguito
poiché non si può eseguire ciò che non esiste.
(A. Schoenberg 
sul suo sestetto "Verklärte Nacht")

Forse un'altra strada era possibile per la musica.
Una strada alternativa a quella musica seriale che ha impantanato le possibilità e le energie creative di intere generazioni di compositori in un filone che oggi col senno di poi si può facilmente definire sterile, se non addirittura dannoso per il mondo della musica cosiddetta "colta".

Si può facilmente giungere a questa conclusione ascoltando un capolavoro di Schoenberg come Verklarte Nacht ("Notte trasfigurata"), definito dagli studiosi un "poema da camera" con tutte le contraddizioni che tale definizione si porta dietro.

Un capolavoro che nel 1917 Schoenberg trascrisse per orchestra, e riprese anche nel 1943, successivamente all'elaborazione dell'estetica musicale legata alla dodecafonia, poiché evidentemente nella bontà di quel lavoro ci credeva.

Appare solo un pretesto il motivo per cui questa opera fu censurata dalla Società dei Concerti di Vienna, contribuendo in modo decisivo a bloccare lo sviluppo di questa estetica di Schoenberg derivante dalle scuole tedesche che contavano fino a quel momento, delle quali gli ultimi capisaldi erano Brahms e Wagner (che pure tra loro si odiarono cordialmente…).

La Società dei Concerti si rifiutò di far suonare il brano per la presenza di un accordo alla battuta 42:

Anche qui un accordo sembra determinare, sia pure indirettamente, la direzione della storia della musica come già avvenne per quello del Tristano di Wagner. Ancora una volta una questione di armonia.

Si tratta del quarto rivolto di un accordo di nona, ossia una accordo costruito sulla nona stessa dell'accordo, un accordo ancora "inesistente" per le teorie dell'epoca, anche dopo Wagner.

L'accordo rappresenta il momento di smarrimento immediatamente successivo alla confessione che la donna del poema fa al suo amante: aspetta un figlio da suo marito, pur essendo innamorata di lui.

Io porto un figlio che non ti appartiene,
accanto a te peccatrice cammino.
Contro me stessa ho gravemente peccato.

E' un punto nevralgico nel dramma descritto dal poema di Richard Dehmel, a cui Schoenberg ha dato il suo contributo in termini di dramma musicale con l'uso anche di questo accordo, non lì per caso, non evidentemente sostituibile per compiacere i teorici bacchettoni della sua epoca pur di far suonare l'intero brano, Schoenberg in quel momento della sua musica voleva quell'accordo.

Quanto sobrio appare questo esperimento armonico del compositore, all'interno di una composizione peraltro meravigliosa, a fronte del totale scardinamento del sistema tonale che provocheranno le opere successive (non sempre riuscitissime)... E se la dodecafonia fosse stata una sadica vendetta?



Verklärte Nacht 
di Richard Dehmel (1863-1920)
(trad. M.T. Mandalari)

Vanno per un boschetto spoglio due creature,
la luna le segue: esse vi affondano lo sguardo.
Va la luna sopra le alte querce,
non una nube offusca la luce celeste
fin dove nere le dentate cime appaiono.
Parla una voce femminile:

Io porto un figlio che non ti appartiene,
accanto a te peccatrice cammino.
Contro me stessa ho gravemente peccato.
Non più credevo alla felicità:
pure, con greve anelito bramavo
uno scopo, una mèta nella vita; ed ecco
sfrontata mi son fatta, e ho lasciato
che un estraneo il mio trepido sesso
in un amplesso avvolgesse,
e me ne sono creduta benedetta.
Ora la vita ne ha fatto vendetta:
e te ho incontrato, ho incontrato te.

Ella cammina a passi vacillanti.
In alto guarda; la luna la segue.
Lo sguardo buio annega nella luce.
Parla una voce maschile:

il figlio che hai concepito
non sia di peso all’anima tua:
guarda com’è chiaro e lucente l’universo!
Ovunque intorno tutto è splendore,
tu meco avanzi sopra un mare freddo
ma un singolare calore sfavilla
da te entro me, da me entro te.
Il bimbo estraneo ne sarà trasfigurato
e tu a me da me lo partorirai;
sei tu che hai dato a me questo fulgore,
e me stesso in un bimbo hai trasformato.

Egli l’avvince intorno ai fianchi forti.
I respiri si congiungono nell’aere lucente.
Nell’alta notte chiara due creature vanno.



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