lunedì 26 dicembre 2016

Pietà, Signore delle Mosche



Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate
Salmo 33, 2-3


Nel film di Peter Brook Il Signore delle Mosche, ispirato al famoso romanzo di William Golding, si sente spesso un coro di ragazzi cantare un Kyrie Eleison (non previsto nel libro) in forma di marcetta piuttosto infantile.


La scelta è interessante poichè il gruppo di protagonisti sembra gradualmente e inesorabilmente convertirsi ad una nuova religione anche attraverso le scelte interpretative e performative della musica.


Il testo è ovviamente quello in greco dell'invocazione iniziale di tutte le messe musicali

Signore pietà,
Cristo pietà,
Signore pietà.

Limitandosi al primo verso tutte le volte nel film.

Il significato sia delle parole che della musica associata viene completamente travisato dal contesto e dalla situazione in cui si ritrovano i ragazzi.

Non ci si rivolge più a Dio in un contesto civile liturgico, ma al Signore delle Mosche (Belzebù, il diavolo, era chiamato così dai Fenici), dominatore delle paure dei protagonisti e quindi dell'isola; la musica non è più quella adatta alle chiese cristiane, poichè si è trasformata in un misto tra un canto infantile, fatto di poche note di facile intonazione, e una marcetta militare dal tipico ritmo puntato.

Tutto questo riflette la regressione intellettuale e civile di chi canta quella musica: il coro di ragazzi della migliore società inglese, educati al canto liturgico, diventa un gruppo di barbari, più vicini nei comportamenti all'animale che all'uomo.

Il coro che intona il Kyrie
Lo stesso cantare tutti insieme la medesima melodia semplice, minimale (di sole 3 note), all'unisono, quindi metaforicamente senza che nessuno si distingua per un pensiero individuale (ossia una "voce fuori dal coro"), diventa utile per sentirsi forti e darsi forza nel gruppo contro ipotetici mostri o mostri interiori, e si contrappone alla convenzione della conchiglia, che prevede di dare la parola solo a chi la tiene in mano, per esprimere una visione propria e originale, imponendo di conseguenza il silenzio agli altri, nonchè l'ascolto come valore.

Ralph parla all'assemblea avendo in mano la conchiglia
All'inizio sembra un po' un canto di solidarietà nella sventura, ma poi la ripetizione di quel canto nel corso del film diventa qualcosa di opprimente quanto la dittatura di Jack, di cui diventa rappresentazione musicale, anche qui metaforicamente.

Il Kyrie torna così ad essere un canto religioso, ma rivolto ad un Signore diverso, sbagliato, alienante e perciò devastante.

(SPOILER: esso suona come colonna sonora nella normalità di un canto liturgico dopo la morte di Simon, ossia come i ragazzi lo avrebbero cantato nel contesto originale, come se davanti ad un morto si risvegliasse nelle coscienze un moto di vera pietà; tuttavia scopriremo che essa non sarà sufficiente a fermare l'incubo).

*****

La melodia richiama una cellula molto caratteristica del Coro dei monelli nella Carmen di Bizet, Avec la garde montante, in particolare un passo della tromba ripetuto quando i fanciulli cantano tattaratatta-tattattà (imitando degli spari) insieme alla tromba stessa, ed è curioso che il brano del film ricordi proprio un coro di monelli che giocano alla guerra, anche un po' sfottendo gli adulti, poichè nel film troviamo proprio un coro di ragazzi imbarbariti che gradualmente non si rendono più conto della pericolosità dei loro giochi violenti.


AVEC LA GARDE MONTANTE
Coro di monelli

Con la guardia che monta,
arriviamo, eccoci qua!
Suona, tromba squillante!
Taratata, taratata!

Noi camminiamo a testa alta
come piccoli soldati,
marciando senza fare errori,
uno, due, marcando il passo.

Le spalle indietro
e il petto in fuori,
le braccia così,
lungo il corpo.

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