giovedì 17 novembre 2011

Variazioni Goldberg: Aria

L'"Aria" delle "Variazioni Gordberg" di Johann Sebastian Bach è un pezzo già apparso nel secondo "Notenbüchlein" ("Piccolo Quaderno di Musica") di Anna Magdalena del 1725. Non presenta in quella sede né il titolo né il nome del compositore, tant'è che si è sospettato possa essere un'opera anonima. Ad avvalorare quest'ipotesi si aggiunge il fatto che la linea melodica del basso è una melodia tradizionale (almeno nella prima parte) rintracciabile in molti altri brani del repertorio seicentesco, esso richiama un basso ostinato di ciaccona:

RE - DO# - SI - LA

oppure:

RE - DO - SI b - LA

diventano nell'"Aria":

SOL - FA# - MI - RE

Inoltre è stato ritenuto non-bachiano lo schema delle modulazioni (che vedremo tra poco) e l'ornamentazione. La disputa a riguardo è molto accesa e vede come protagonisti Frederick Neuman, con la teoria "non-bachiana" (1985), e Robert Marshall, che invece sostiene la paternità di Bach (1976-1989). Quest'ultima tende ad essere la teoria vincente, soprattutto grazie alia datazione dell' "Aria" manoscritta da Anna Magdalena successiva al 1740 (forse anche successiva alle "Goldberg"), che probabilmente è stata copiata da un manoscritto di Bach.

Sull'analisi dello stile, David Schulenberg, nel 1993, ha aggiunto che l'"Aria" non appartiene né allo stile francese né a quello italiano, bensì ad uno stile galante tipicamente tedesco, e inoltre che alcuni particolari rimandano direttamente a Bach, come ad esempio il fluire calmo e regolare delle semicrome nell'ultima parte.

II tema abbraccia 32 battute - due sezioni con ritornello, di 16 battute ognuna - e presenta una struttura simmetrica. La tonalità fondamentale e quella di Sol maggiore; al termine della prima sezione c'e la tradizionale cadenza alla dominante (Re) e quindi, attraverso la tonalità di Mi minore (relativa minore di Sol maggiore), ritorna, a conclusione del tema, la tonalità fondamentale di Sol. Questa struttura armonica è mantenuta nei suoi tratti essenziali nelle 30 variazioni.

La particolarità di questo "tema" è che, dopo le prime otto battute, ogni nuovo periodo appare come una variazione del primo, e di "tematico" ci offre solo la linea del basso, vale a dire l'armonia. Un basso tuttavia che solo qui appare nella sua forma per così dire "originale" (una nota per ogni battuta), poiché in ogni variazione sarà opportunamente decorato, acquisterà colori armonici diversi oppure scavalcherà le voci superiori mediante incroci delle mani.

L'"Aria" è una sarabanda (come "La follia" di Corelli o "Lascia ch'io pianga" di Haendel), poichè si presenta con il ritmo caratteristico di questa antica danza:


Si crea un effetto di sincope sul secondo movimento che richiede una attenta gestione dell'accentuazione.

Questa danza, dalle origini orientali, si diffuse in Europa nel'500, partendo dalla Spagna. Aveva in origine carattere sfrenato e licenzioso, era accompagnata da nacchere e danzata con rapidi contorcimenti di corpo, mani e piedi. Stilizzata nella Francia e nella Germania del '600, assunse all'opposto andamento lento e solenne e carattere eroico.

(Nell'analizzare in futuro le singole variazioni, riportiamo gli interessanti titoli dati ad ognuna da Jorg Ewald Dahler e dal suo maestro Fritz Neumeyer, titoli che, lungi dall'attribuire a Bach qualsiasi intentenzione "progrommatica", possono essere utilissimi per evidenziare Pestrema varied interna delPopera e il contrasto che ogni variazione riesce ad esprimere rispetto a quella precedente.)

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