Il compito degli uomini di cultura
è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi,
non già di raccogliere certezze.
Norberto Bobbio, Politica e cultura, 1955
In ogni corso sulle forme musicali che si rispetti quando si parla della "forma sonata" in sintesi si dice che è composta da tre sezioni, esposizione-sviluppo-ripresa (più eventualmente una coda), che nella ripresa ci sono gli stessi due temi dell'esposizione, ma l'unica differenza sostanziale tra esposizione e ripresa è che nella ripresa questi due temi sono entrambi nella tonalità d'impianto.
Poi è arrivato Beethoven a farci sorgere un dubbio.
Nel primo tempo della Quinta Sinfonia i due temi hanno un carattere estremamente contrastante e questo elemento costituisce uno dei tratti estetici sostanziali della genialità della composizione, ma proprio questo elemento, per quanto appunto estremizzato in questo brano, era riscontrabile in tante altre forme-sonata, di Mozart per esempio, con il primo tema di natura "ritmica" e il secondo di natura "cantabile".
Nella Quinta avviene anche un'altra cosa che va oltre la forma musicale e fa emergere l'individuo sulla regola.
Nella ripresa del primo tema, accade qualcosa che distingue con una sola battuta, ma profondamente l'esposizione dalla ripresa: un recitativo dell'oboe...
La composizione è caratterizzata fin dall'inizio da frequenti pause molto drammatiche, ma nella ripresa quell'oboe, già anticipato da altri fiati, non rispetta il silenzio previsto nell'esposizione, e ancora di più si fa sentire poiché è solo, è uno strumento a fiato e canta il suo recitativo, senza un ritmo scandito in modo netto da qualche basso, come invece avviene con il Tutti degli archi per la maggior parte del brano.
Se lo stesso recitativo l'avessimo già ascoltato nell'esposizione sarebbe stato meno efficace, avrebbe colpito di meno la nostra curiosità e suggestionato di meno la nostra immaginazione.
Cosa può rappresentare questa singolare "presa di posizione", questo "occhio di bue" sull'oboe?
Sembra quasi che tutto il materiale del primo gruppo tematico non potesse rimanere completamente indifferente al percorso già fatto attraverso la cantabilità del secondo tema e attraverso la relatività tonale espressa nello sviluppo.
Forse quell'eroico oboe è il dubbio che sorge nell'assertività del primo tema, è la debole voce del singolo che si solleva su quella di una collettività o una tradizione molto forti, una voce la cui unica forza è il fatto di avere (forse) ragione o il fatto di ascoltare quella Natura tanto cara a Beethoven, la Natura del proprio essere, ed esprimerla con coraggio contro tutti, o forse è una voce che dal subconscio emerge flebile ad aprire una crepa in tutte le convinzioni dell'Io.
Il dubbio espresso da quell'oboe sarebbe un po' il simbolo di tutti gli interrogativi che Beethoven sembra porsi su quella forma-sonata che egli, sempre alla ricerca di una maggiore coerenza, contribuirà in modo significativo a sviluppare, al punto da disgregarne gli elementi costitutivi fondamentali e fino a privilegiare un senso musicale di "variazione continua", non solo nella forma del tema con variazioni.
Anche in questo Beethoven è un precursore di futuri sviluppi estetici: da "dubbi" come questi, che privilegiano il canto, il frammento, l'individualità, scaturiranno gran parte degli elementi caratteristici dell'estetica romantica.
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Micro-guida all'ascolto della forma-sonata del primo tempo della Quinta sinfonia diretto da Toscanini:
ESPOSIZIONE:
0:17 Primo tema
1:09 Secondo tema
(Toscanini non ripete l'esposizione)
1:50 SVILUPPO
RIPRESA:
3:10 Primo tema
3:28 Il "dubbio" dell'oboe
4:02 Secondo tema
4:44 CODA
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