INTRODUZIONE
"Szabadban" ("All'Aria Aperta") è un gruppo di 5 pezzi per pianoforte composti da Béla Bartòk nel 1926:
- Síppal, dobbal, … (Con tamburi e pifferi)
- Barcarolla
- Musettes
- Musiche della Notte
- La caccia
Tradotto come "Out of Doors" in inglese, "Im Freien" in tedesco, "En Plein Air" in francese, è tra le rare composizioni di Bartòk di musica a programma.
Dopo la prima guerra mondiale, Bartòk non poteva più continuare le sue ricerche fuori dall'Ungheria. Perciò sviluppò il suo stile personale, caratterizzato dalla sublimazione della musica popolare in musica colta.
Nel 1926 componeva anche la sua Sonata per pianoforte, il Primo concerto per pianoforte e i 9 piccoli pezzi. Quest'anno particolarmente prolifico seguiva un periodo di minore attività compositiva. Lo stimolo principale a ricominciare a comporre gli venne andando al concerto del 15 marzo 1926 a Budapest in cui Stravinsky al pianoforte partecipava all'esecuzione del suo Concerto per pianoforte e strumenti a fiato (e anche "Le rossignol" e "Petrushka"). Questo brano così come le composizioni di Bartòk di quell'anno sono caratterizzati dal trattamento del pianoforte come un strumento a percussione. Nel 1927 Bartòk scrisse:
"Mi sembra che la natura intrinseca (del suono del pianoforte) diventi davvero espressiva solo nell'attuale tendenza a usare il pianoforte come uno strumento a percussione."
(risposta al Musikblätter des Anbruch)
Un'altra influenza sullo stile delle sua composizioni di quell'anno veniva dai suoi studi e revisioni delle musiche barocche francesi e italiane per tastiera.
Compose "Szabadban" per la sua nuova moglie, la pianista Ditta Pásztory-Bartók, che aveva sposato nel 1923, poco dopo il divorzio dalla sua prima moglie, e che gli aveva dato un secondo figlio nel 1924.
Malgrado i 5 pezzi siano spesso intesi come una suite, Bartòk di solito non li suonava tutti insieme. Suonò il primo, il quarto e il quinto per la prima volta alla radio ungherese l'8 dicembre 1926, e il quarto pezzo separatamente in varie occasioni. Si riferì all'opera in una lettera al suo editore come "5 pezzi per pianoforte piuttosto difficili", cioè non una suite. E' stata proposta una forma ad arco, nella successione dei centri tonali mi-sol-la-sol-mi, ma sono stati suggeriti anche differenti centri tonali, cioè re-sol-re-sol-fa. Nissman mostra come i motivi dei singoli brani e le conclusioni conducano logicamente al brano succesico della serie. Inizialmente "Szabadban" fu pubblicata in due parti: la prima conteneva i primi tre pezzi, la seconda gli ultimi due.
Il processo compositivo rivela ancora di più sui 5 pezzi. Le prime bozze fanno intendere i primi due pezzi come pubblicati per ultimi. Il terzo pezzo fu aggiunto più tardi, ed era basato su materiale inutilizzato della Sonata per pianoforte. In particolare i due pezzi finali, il quarto e il quinto, costituiscono un brano continuo, numerato come "3" nelle bozze. Bartòk applicò questa giustapposizione del titolo "Musiche della notte" nel tempo lento con una sezione di presto in un singolo brano/movimento anche nella seconda metà del suo Secondo Concerto per pianoforte.
Con tamburi e pifferi
Questo è l'unico pezzo della serie, che può essere ricondotto ad una canzone popolare specifica, "Golya, Golya, gilice" (vedi immagine). Bartók chiamò il suo pezzo in ungherese "Síppal, dobbal, …", tradotto letteralmente "con un fischio, con un tamburo, …", e per gli Ungheresi essa è ancora oggi un'evidente citazione di quella canzone popolare. Il motivo principale del brano di Bartók si trova alle battute 9 e 10. Questo motivo è tratto dalle battute 5 e 6 della canzone popolare. L'unico cambiamento fatto da parte di Bartók è stato per la sincope.
Il testo della canzone in traduzione letterale è:
"Stork, stork, [parola senza senso], cosa ti ha reso la tua gamba sanguinante?
Un bambino turco l'ha tagliata, un bambino ungherese l'ha guarita.
Con un fischio, con un tamburo, e con un violino ad ancia."
Károly Viski cita proprio questa canzone in riferimento all'origine sciamanica di alcuni testi della tradizione popolare ungherese.
La citazione dalla canzone popolare che Bartók utilizzò, contiene solo il tricordo sul secondo grado del centro tonale del brano: mi, fa♯, e sol. Nel pezzo di Bartók, questo motivo fa sembrare il centro tonale il Mi. Tuttavia, proprio come nella canzone popolare, il pezzo torna al primo grado Re, che appare più tardi nel pezzo, tra la fine della sezione B legata (misura 64) e la ripetizione della sezione A.
Il pezzo è in forma ternaria con una coda. L'apertura, la chiusura, e le sezioni della Coda si basano sull'imitazione dei tamburi e degli strumenti a fiato più bassi. Nella sezione centrale si richiede un trattamento meno percussivo e più legato del pianoforte, nel registro medio e superiore, imitando strumenti a fiato più acuti. Bartók fece uno schizzo di un'orchestrazione per questo pezzo nel 1931, utilizzando per la sezione di apertura timpani e gran cassa ('tamburi') e (doppio)-fagotti e tromboni (strumenti a fiato).
Barcarolla
In questo brano la mano sinistra suona accordi arpeggiati legati, imitando le onde. Il ritmo e l'armonia mutano costantemente, spesso in ogni misura. Per essere una barcarola ha un melodia molto essenziale. Per quanto riguarda la qualità strumentali e gli effetti sonori, il pianoforte viene usato in un modo piuttosto tradizionale.
Musette
Il titolo si riferisce alla musette, un tipo di piccola cornamusa. Bartók fu ispirato da Couperin, che ha scritto pezzi per tastiera che imitano questo strumento. Il pezzo consiste principalmente di imitare gli effetti sonori di una coppia di musette non perfettamente accordate. C'è una melodia molto breve. "Con tamburi e timpani" e "Tambourine" dai "Nove piccoli pezzi" di Bartók allo stesso modo sono costruiti basandosi sull'imitazione del suono di strumenti popolari.
Una nota importante è "Due o Tre Volte ad libitum" (intendendo la possibilità di suonare due o tre volte), che dà all'esecutore un grado di libertà raro in partiture di musica classica, e sottolineando la natura improvvisativa e spontanea della musica popolare per cornamusa. Il pedale tonale del pianoforte a coda è necessario per una giusta interpretazione delle ultime quattro misure.
Musica della Notte
Questo pezzo è stato subito accolto favorevolmente in Ungheria, a differenza di molte delle altre composizioni di Bartok. Stevens rivolge già l'attenzione alla qualità e importanza di questo lavoro nella sua prima biografia. E' "il locus classicus di un contributo bartokiano unico al linguaggio del modernismo musicale".
La forma è descritta in vario modo nella letteratura sul brano, ad esempio come un rondò sciolto, ABACABA o come forma ternaria, con la parte intermedia quale sezione 'di sviluppo'.
Si distinguono tre tipi di materiale:
Sezione A
Imitazione dei suoni notturni di un'estate ungherese, con il centro tonale nel Sol o in tonalità ambigue. Un accordo-cluster arpeggiato molto dissonante (Mi♯, Fa♯, Sol, Sol♯, La) si ripete in tutta la sezione sul battere. Nella parte più acuta ci sono le imitazioni di sei suoni naturali (uccelli, cicale, e il particolare rana ungherese "unka") disposti in modo casuale. Questo materiale si trova nelle battute 1-17, 34-37, 48 e 67-71. Ci sono piccole citazioni nelle battute 25-26 e nella battuta 60, mentre l'accordo arpeggiato è spesso inserito nelle sezioni B e C.
Sezione B
Corale in Sol. Questo materiale si trova nelle battute 17-34 e 58-66.
Sezione C
Imitazione di un flauto contadino rigorosamente in modo dorico in Do♯. Bartók ha spesso composto sezioni contrastanti con un centro tonale che è a distanza di tritono (Do♯-Sol) rispetto alla sezione precedente. Questo materiale si trova nelle battute 37-58, 61-67 e 70-71.
Una sovrapposizione di rilievo avviene nelle battute 61-66, dove i materiali del corale (B) e del flauto contadino (C) suonano insieme. Questo è tutt'altro che un duetto tradizionale, perché i personaggi, i tempi ed i centri tonali delle due parti sono molto variabili, come spesso avviene nella musica della notte di Bartók.
Gli interventi casuali di suoni della natura nella sezione A rende la memorizzazione estremamente difficile. Ma la memorizzazione pareva essere non necessaria, come testimonia l'aneddoto di Mária Comensoli, una studentessa di pianoforte di Bartók. Rimase stupita quando suonò per la prima volta "Musiche della Notte" a memoria (come richiesto alle lezioni di Bartók) e Bartók osservò
"Stai suonando esattamente lo stesso numero di ornamenti che imitano i rumori della notte, esattamente nello stesso modo in cui li ho scritti? Non deve essere preso troppo sul serio, si possono mettere dove si vuole e suonarne tanti quanti se ne desidera."
I numerosi e precisi segni dinamici e agogici testimoniano come Bartók avesse in mente effetti di suono e di esecuzione molto particolari. Tre note in calce alla partitura spiegano l'esatta esecuzione degli arpeggi e degli abbellimenti. La quarta nota in calce indica al pianista di suonare l'accordo di cluster Mi-Fa-Fa♯-Sol-Sol♯La-Si♭-Do♭ con il palmo della mano.
La Caccia
Questo pezzo è composto da cinque episodi melodici. Essi sono preceduti e separati (tranne che per il quarto e quinto episodio) da sezioni 'ritornello' di accordi-cluster ribattuti in un ritmo stridente (duine in una misura di 6/8).
Il pezzo è legato alla pantomima "Il mandarino meraviglioso", in sintonia con la scena dell'inseguimento e armonicamente con i due importanti elementi che sono presentati direttamente all'inizio della pantomima:
1. Un accordo di tre note composto dalla nota del basso con sopra un tritono e una settima maggiore (esempio: Fa-Si-Mi).
2. Una scala che copre un'ottava aumentata
La mano sinistra suona un ostinato arpeggiato, una quintina sull'accordo composto da Fa, Sol♯, Si, Do♯, Mi, di cui il Mi è sul battere (6/8 misura). Questa figura è costituita dall'accordo della 'pantomima' Fa-Si-Mi, al quale si aggiunge la quarta Sol#-Do#. Questo ostinato cambia ad ogni nuovo episodio:
1. Nel secondo episodio il Do# è spostato verso il basso di una ottava, rendendo l'intera figura distribuita su una decima minore (Do♯, Fa, Sol♯, Si, Mi).
2. Nel terzo episodio, il Si viene spostato di un'ottava verso il basso Si, Fa, Sol♯, Do♯, Mi, richiedendo, secondo la diteggiatura originale di Bartók (1, 5, 4, 2, 1), un cambio di posizione della mano per l'esecuzione di questa figura.
3. Nel quarto episodio, la figura viene estesa a Si, Re, Sol, La♯, Fa, Sol♯, Do♯, Mi (in due quartine sui due battere). Questa figurazione può essere interpretata in vari modi. In primo luogo, come due accordi-"pantomima", (Fa, Si, Mi e Si, Fa, La♯, oppure Fa, Si, Mi e Re, Sol♯, Do♯) a cui si aggiungono quattro o due note (Re, Sol, Sol♯, Do♯ e Sol, La♯ rispettivamente). Gli accordi sono in modo chiaramente simmetrico distribuiti sopra la figura. In secondo luogo, due accordi-"pantomima" (Fa, Si, Mi e Sol♯, Re, Sol) con due note aggiunte (La♯, Do♯). In terzo luogo, la figura è costituito da due figure di quattro note, ognuna a distanza di tritono rispetto alla corrispondente dell'altra quartina (la prima con la prima, la seconda con la seconda, ecc.). Infine, il motivo ripetuto consiste di due accordi di settima diminuita, sul Si (con Re, Fa, Sol♯) e sul Sol (con La♯, Do♯, Mi), simmetricamente divisi nella figurazione.
4. All'interno del quarto episodio, la figura è limitato a La♯, Si, Re, Sol per alcune misure. Questo sembra principalmente una necessità per ragioni pianistiche, ma la figurazione risultante è molto simile a quella tra il quarto e il quinto episodio.
5. Tra il quarto e quinto episodi, per una sola misura la figura cambia in Si, Re, Fa, Sol, La♯. Questa figura è la prima metà di una cadenza che si risolve nella ripresa del primo tema.
6. Nel quinto episodio, la figurazione è la stessa del primo episodio, ma si è allungata a dieci note su più di due ottave in due battute, Fa, Sol♯, Si, Do♯, Mi, Fa, Sol♯, Si, Do♯, Mi.
La melodia si muove sulla scala di ottava aumentata.
Questo pezzo è tecnicamente difficile: "Dal punto di vista della tecnica e della resistenza, soprattutto per la mano sinistra, questo potrebbe facilmente essere il [pezzo] più impegnativo in tutta la produzione di Bartók" (Yeomans).
Fonte: en.wikipedia.org
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