sabato 14 febbraio 2015

Il primo discorso del muto

Quando i nazisti presero i comunisti,
io non dissi nulla
perché non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici
io non dissi nulla
perché non ero socialdemocratico.
Quando presero i sindacalisti,
io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.
Poi presero gli ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.

Martin Niemöller


- Ora devi parlare.
- Non posso.
- Devi. E' la nostra sola speranza
- Speranza...
(Da Il grande dittatore di Charlie Chaplin)


Il finale del grande dittatore di Chaplin è in primo luogo un esempio storico potentissimo di coscienza civile e partecipazione politica. Poi è anche un pezzo di storia del cinema nello specifico, magari anche di storia dell'arte o della letteratura, ma in primo luogo un esempio per tutti.

Chaplin usa il suo strumento, il cinema, potenziato da quel sonoro su cui inizialmente pareva così scettico, per lanciare la sua condanna contro Hitler, anzi usa proprio il nuovo strumento del sonoro per essere più chiaro e difficilmente equivocabile, sfruttando anche in modo commercialmente strategico l'aspettativa che c'era intorno al fatto che il suo vagabondo muto finalmente parlasse, potesse parlare, anzi addirittura dovesse parlare.

Il suo contributo acquista ulteriore valore dal fatto che la sua opera è una fonte sincronica rispetto ai fatti, che esprime un giudizio morale già chiarissimo e netto su quello che accadeva in Europa, Italia-Battaglia e Germania-Tomania nello specifico.

A differenza di altri registi che pur facendo film apertamente politici non sfondano lo schermo, o hanno fatto film dopo, - quando tutti i fascisti erano saliti sul carro del vincitore antifascista, oppure i loro film sono semplicemente invecchiati male (non faccio i nomi, anche di illustri registi italiani), oppure hanno fatto in qualche modo film di propaganda antifascista di valore artistico mediocre, -Chaplin con il suo grande dittatore entra prepotentemente nella Storia collettiva e si rivolge all'Umanità affinché reagisca. Coglie la portata storica del fatto che proprio lui già supereroe del muto inizi a parlare proprio perché la storia lo chiama a testimone della sua epoca in modo molto pressante, per cui doveva iniziare a parlare.

Lo scetticismo verso le possibilità espressive di un cinema sonoro, ma sarebbe meglio dire di un cinema parlato, era emerso chiaramente nel finale del film precedente, Tempi moderni, in cui il nonsense del testo era accompagnato da esilaranti gesti e smorfie che da soli facevano capire tutto. Il testo nonsense viene ripreso qui all'inizio per scimmiottare il tedesco di Hitler in modo equivoco e anche qui esilarante...

Ma poi ha bisogno di parlare in modo esplicito, esprimere un' idea in modo chiaro, eliminando qualunque tipo di ambiguità che un prodotto artistico può avere. Ciò rende il risultato al contrario potentemente artistico.


E davanti al miracolo del muto che inizia a parlare, la gente dovrà pur reagire a tanto orrore.


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