sabato 15 settembre 2012

All'aria aperta di Bartòk

INTRODUZIONE

"Szabadban" ("All'Aria Aperta") è un gruppo di 5 pezzi per pianoforte composti da Béla Bartòk nel 1926:
- Síppal, dobbal, … (Con tamburi e pifferi)
- Barcarolla
- Musettes
- Musiche della Notte
- La caccia

Tradotto come "Out of Doors" in inglese, "Im Freien" in tedesco, "En Plein Air" in francese, è tra le rare composizioni di Bartòk di musica a programma.

sabato 4 agosto 2012

I 50 migliori film di tutti i tempi. Hitchcock supera Orson Welles

La rivista cinematografica britannica Sight & Sound ha pubblicato la lista dei 50 migliori film di tutti i tempi per il 2012.

Il sondaggio si svolge ogni 10 anni dal 1952 e quest'anno ha coinvolto oltre 800 autorevoli critici cinematografici, accademici, distributori e scrittori di tutto il mondo (nel 2002 erano solo 144!) e consente ogni volta di capire come si evolvono i gusti e le tendenze della critica nel tempo.

La notizia più rilevante della classifica di quest'anno è lo scalzamento del primato di "Quarto potere" ("Citizen Kane", 1941) di Orson Welles da parte de "La donna che visse due volte" ("Vertigo", 1958) di Alfred Hitchcock.

martedì 3 aprile 2012

Variazioni Goldberg: Variazioni 16-30

VARIATIO 16 Ouverture
"Ouverture"
In questa variazione, già dal primo accordo di quattro suoni nella tessitura grave del clavicembalo, si intuisce il timbro di un "Tutti" orchestrale.

Il brano è chiaramente diviso in due parti di carattere diverso: il primo un lento e pomposo preludio con ritmo puntato e con imitazioni tra le voci, il secondo un veloce e leggero fugato a quattro voci, tutto nel tipico stile della Grande Ouverture Francese.

La funzione "introduttiva" di questa forma, collocata al tuttavia centro dell'opera, vuole dare l'idea di una nuova partenza esattamente a metà percorso. Anche il numero delle battute evoca il concetto di "metà": la prima sezione è di 16 battute, metà rispetto alle 32 della seconda; questa e l'unica variazione con un numero di battute superiore a 32, in tutto 48.

martedì 27 marzo 2012

La leggenda sul "Chiaro di Luna"


La "Sonata quasi una fantasia" in Do# minore op. 27 n.2 di Ludwig van Beethoven, soprannominata "Al Chiaro di Luna", è uno dei pezzi più straordinari e celebri in tutta la storia della musica.

Circola da sempre una leggenda, anche con piccole varianti, su come questo brano sia stato concepito. Non esiste alcuna fonte che ne attesti una veridicità anche parziale (anche il soprannome è postumo!), anzi è ritenuta completamente falsa, tuttavia la storia in sé resta piuttosto affascinante in quanto restituisce la dimensione "naturale", che ne ha ispirato successivamente il titolo, e anche una sensibilità umana, da parte del compositore, che fa piacere immaginare nei confronti di una donna povera e cieca.

sabato 24 marzo 2012

Ma quanto è bello essere “famosi”?



...la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, [...] in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
(Piero Calamandrei, da “Discorso sulla Costituzione”)

Mi tocca il cuore, ogni volta che lo riascolto, il tono con cui Calamandrei pronuncia con accento toscano la parola “vigilare”. Si sente tutto il peso della memoria della terribile esperienza storica precedente. E ora sulla libertà riconquistata bisogna “vigilare”, affinché non si ripeta quell'esperienza.

mercoledì 4 gennaio 2012

La scena della doccia in Psycho

"Credo che la sola cosa che mi sia piaciuta nel libro "Psycho" di Arthur Bloch, che poi mi ha convinto a fare il film, sia stato il modo improvviso in cui si commette l'omicidio sotto la doccia; è del tutto imprevisto ed è questo che mi ha interessato\"
(A. Hitchcock, in "Il cinema secondo Hitchcock" di F. Truffaut)

A quanti di noi è capitato di provare, dopo aver visto "Psycho" di Alfred Hitchcock, una inspiegabile inquietudine nel fare la doccia, magari dietro una tendina opaca, appena trasparente?
Il regista riuscì a cogliere una inedita sfumatura emotiva di quel momento, in cui siamo nudi, inermi e vulnerabili, e a rendere tutto questo tangibile attraverso le immagini, la tecnica cinematografica, influenzando non solo il cinema, ma addirittura l'immaginario collettivo e in parte la vita quotidiana di ognuno di noi, anche forse di chi non abbia mai visto il film.


Al minuto 46 la protagonista del film in questione, Marion Crane (interpretata da Janet Leigh), veniva brutalmente uccisa con una serie di coltellate da una presenza sconosciuta che intravediamo appena oltre la tendina della doccia stessa.

Perchè questa scena è diventata così famosa?

"In Psycho del soggetto mi importa poco, dei personaggi anche, quello che importa è che il montaggio dei pezzi del film, la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico possano far urlare il pubblico."
(ibidem)

Per comprendere appieno la scena della doccia l'elemento più importante da considerare è quindi la tecnica con cui è stata realizzata e il risultato estetico non è solo frutto del genio e delle intuizioni del regista, ma anche della collaborazione di valenti "tecnici".

La scena è basata su un accurato storyboard, prevedeva 72 posizioni della macchina da presa e in 45 secondi (che a qualunque spettatore sembreranno un'eternità) vediamo circa 35 inquadrature, che sono moltissime per un intervallo di tempo così breve, alcune durano meno di un secondo, ed è proprio grazie a questo "ritmo" che la scena appariva così innovativa all'epoca (ci vollero ben 7 giorni per girarla) e ancora oggi appare così efficace.

Lo storyboard fu disegnato da Saul Bass, un importante designer statunitense che fece diventare le sequenze introduttive o i titoli di testa dei film una forma d\'arte, tanto da realizzare nella sua vita varie collaborazioni con registi di grande fama, oltre ad Hitchcock, anche Kubrick, Scorsese e Spielberg tra gli altri. Per "Psycho" stesso aveva disegnato i titoli di testa con i caratteristici "tagli" dei nomi scritti in bianco o le tipiche strisce, qui grigie, orizzontali o verticali su fondo nero.

Inizialmente Hitchcock non prevedeva colonna sonora per la scena, ma Bernard Hermann, le cui musiche hanno spesso accompagnato i film del regista, gli fece cambiare avviso dopo avergli fatto ascoltare una musica suonata da un\'orchestra di soli archi, con l'indimenticabile introduzione-shock di note sovracute dei violini che iniziano, urlanti e affilate, proprio all'apparizione del coltello.

Il montatore del film fu George Tomasini, collaboratore di Hitchcock in molti indimenticati capolavori degli anni '50 e '60 (La finestra sul cortile, L'uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte, Intrigo internazionale, Gli uccelli e altri) che anche in questo caso non tradisce il suo talento selezionando le inquadrature registrate da 72 posizioni diverse della macchina da presa e traducendo in sequenza filmica la sequenza dettata dai disegni dello storyboard.

"Trovate tecniche" furono anche l'idea di otturare i buchi centrali della doccia per porre di fronte al getto d'acqua l'obiettivo della camera, evitando così che si bagni, e per permetterci dunque di vivere la scena dal punto di vista reale della vittima; oppure la scelta di fare in modo che Janet Leigh ricevesse improvvisamente addosso, durante le riprese, dell'acqua gelida, al fine di aumentare la verosimiglianza della sua interpretazione di una situazione da brividi.

Inoltre uno dei motivi per cui il film è in bianco e nero (oltre al basso budget e una scelta estetica per aumentare il senso del contrasto, del doppio, o la ricerca nella fotografia) è quello di non avere problemi con la censura nel mostrare il rosso del sangue, che in un film girato in questo modo, poteva essere reso benissimo da un qualsiasi liquido scuro, qui infatti si tratta di cioccolato fuso.

Pur di avere quella scena, Hitchcock rinuncia ad alcune convenzioni dramaturgiche dell'epoca, per esempio la presenza di un/una protagonista che desse coerenza alla storia, tant'è che Marion, di cui sappiamo tante cose, avendo anche ascoltato i suoi monologhi interiori, viene "sacrificata" dopo appena un terzo del film.
Verificandosi poi l\'omicidio a film più che inoltrato, esso trasforma il film stesso da una specie di film drammatico-noir in un film horror-giallo, in cui conviene non affezionarsi troppo ai personaggi e in cui evidentemente l\'amore non trionferà più.

Si può dire che, nella scena della doccia di Psycho, il coltello non taglia solo il corpo di Marion, ma anche il corpo del film stesso e l'intera storia del cinema.