sabato 24 marzo 2012

Ma quanto è bello essere “famosi”?



...la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, [...] in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
(Piero Calamandrei, da “Discorso sulla Costituzione”)

Mi tocca il cuore, ogni volta che lo riascolto, il tono con cui Calamandrei pronuncia con accento toscano la parola “vigilare”. Si sente tutto il peso della memoria della terribile esperienza storica precedente. E ora sulla libertà riconquistata bisogna “vigilare”, affinché non si ripeta quell'esperienza.

Leggendo “1984” di Orwell ho riscoperto tutto l'orrore che c'è in realtà dietro l'espressione “Grande Fratello”, un'entità dittatoriale che controlla attraverso dei teleschermi tutta la società londinese in un futuristico 1984 (il romanzo è del 1949 e chissà se siamo invecchiati meglio...).

Per la verità pur sapendo che il noto format televisivo traeva il suo nome proprio da quest'elemento del romanzo orwelliano, non mi risultava facile immaginare quel senso di oppressione che potrebbe o dovrebbe scaturire dal fatto di vivere in simili condizioni.

Eppure ci sono schiere di giovani che hanno fatto e fanno interminabili file e provini proprio per subire questo trattamento, sia pure per tre mesi, con l'opportunità (1 su 10 o più) di vincere un'enorme quantità di denaro, insomma una specie di scommessa, il prezzo della quale è al minimo tre mesi della propria libertà. Una libertà a cui i partecipanti danno evidentemente un prezzo, quello del montepremi o semplicemente quello della notorietà, della fama.

Detto che dare un prezzo alla propria libertà è di per sé squallido, ho voluto riflettere sulla fama.
Anzi sulla Fama, quella con la lettera maiuscola.

Nella letteratura antica la Fama era descritta come un mostro terrificante. Nel Libro IV dell'Eneide di Virgilio, opera scritta tra il 29 e il 19 a.C.,  se ne può leggere la descrizione più interessante:

È questa Fama un mal, di cui null’altro
è piú veloce; e com’ piú va, piú cresce;
e maggior forza acquista. È da principio
picciola e debil cosa, e non s’arrischia
di palesarsi; poi di mano in mano
si discopre e s’avanza, e sopra terra
sen va movendo e sormontando a l’aura,
tanto che ’l capo infra le nubi asconde.
Dicon che già la nostra madre antica,
per la ruina de’ Giganti irata
contr’a’ celesti, al mondo la produsse,
d’Encèlado e di Ceo minor sorella;
mostro orribile e grande, d’ali presta
e veloce de’ piè; che quante ha piume,
tanti ha sotto occhi vigilanti, e tante
(meraviglia a ridirlo) ha lingue e bocche
per favellare, e per udire orecchi.
Vola di notte per l’oscure tenebre
de la terra e del ciel senza riposo,
stridendo sempre, e non chiude occhi mai.
Il giorno sopra tetti, e per le torri
sen va de le città, spïando tutto
che si vede e che s’ode: e seminando,
non men che ’l bene e ’l vero, il male e ’l falso
di rumor empie e di spavento i popoli.
Questa, gioiosa, bisbigliando in prima,
poscia crescendo, del seguíto caso
molte cose dicea vere e non vere.
(Trad. di Annibal Caro, da Wikipedia)

Qualche tempo dopo, Ovidio, nel Libro XII delle sue Metamorfosi, terminate nell' 8 d.C., scrisse:

Al centro del mondo c'è un luogo che sta fra la terra, il mare
e le regioni del cielo, al confine di questi tre regni.
Da lì si scorge tutto ciò che accade in qualsiasi luogo del mondo,
anche nel più remoto, e lì giunge, a chi ascolta, qualsiasi voce.
Vi abita la Fama: ha eretto la casa nel punto più alto,
una casa nella quale ha posto infinite entrate e mille fori,
senza che una porta ne impedisca l'accesso.
È aperta notte e giorno; tutta di bronzo sonante,
vibra tutta, riporta le voci e ripete ciò che sente.
Non vi è pace all'interno e in nessun angolo silenzio,
ma pure non vi è frastuono, solo un brusio sommesso,
come quello che fanno le onde del mare se le si ascolta
di lontano o come l'ultimo brontolio dei tuoni,
quando Giove fa rimbombare lugubri le nubi.
L'atrio è sempre affollato: gente d'ogni risma che va e viene.
Mescolate a voci vere ne vagano qua e là migliaia
di false, che spargono intorno chiacchiere e parole equivoche.
Di queste alcune riempiono le orecchie sfaccendate di calunnie,
altre riportano il sentito dire, e la dose delle invenzioni
cresce a dismisura, perché ognuno vi aggiunge qualcosa di suo.
Lì trovi la Credulità, l'incauto Errore,
la Gioia immotivata e i Timori sfibranti,
la Sedizione improvvisa e i Sussurri d'origine incerta.
Così la Fama vede tutto ciò che accade in cielo,
in mare e in terra, indagando sull'universo intero.

Insomma secondo gli antichi E' UN MOSTRO!

Ma se proprio non vogliamo andare così lontano nel tempo possiamo ascoltare un'interessantissima intervista televisiva sui medium di massa del 1972 di un giovane Enzo Biagi a Pier Paolo Pasolini, facilmente reperibile su Youtube, in cui Pasolini, come sempre sincero al punto da apparire provocatorio, che chiama “successo” quello che per gli antichi poteva essere “la Fama”, dice:

Il successo non è niente.
Il successo è l'altra faccia della persecuzione. Il successo è sempre una cosa brutta per un uomo, può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni e certe vanità, ma in realtà appena ottenuto si capisce che è una cosa brutta per un uomo il successo.


Quando Pasolini dice che “il successo è l'altra faccia della persecuzione” concilia il concetto di persecuzione, quella operata dal Grande Fratello di Orwell, con la ricerca di successo che hanno gli odierni partecipanti al “Grande Fratello” televisivo, ma essendo “l'altra faccia” della persecuzione è appunto difficile da cogliere.

Virgilio, Ovidio e Pasolini hanno parlato prima che il programma venisse inventato, e soprattutto molto tempo prima. Ma la memoria è un'altra cosa che il Grande Fratello di Orwell cancella, anzi, nel tempo, “corregge”.


Nota a margine: Lady Gaga, dopo il primo album “The Fame”, ha intitolato il secondo album “The Fame Monster”. Ha letto Virgilio nel frattempo o ha sperimentato sulla sua pelle cosa comportava diventare famosi?

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