giovedì 26 dicembre 2013

Per Elisa: la forma di un'ossessione (d'amore?)

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Mi-Re#-Mi-Re#-Mi-Re#-Mi-Re#-Mi-Re#...
Ripetete mille volte queste note e ad un certo punto vi convincerete di essere in Mi, non certo in La minore.
Parafrasando Goebbels si potrebbe dire: ripetete una dominante cento, mille, un milione di volte e diventerà una tonica…
Su questa ambiguità si gioca il più celebre tema di un brano pianistico, o forse della storia della musica (insieme al tema della Quinta Sinfonia di Beethoven, anch'esso ambiguo…).
"Per Elisa" è il brano pianistico più famoso di Beethoven, qualcuno sospetta che non sia di Beethoven, qualcuno si chiede chi è questa Elisa…
Io mi chiedevo cosa lo rende così efficace e interessante all'orecchio di chi lo ascolta, di chi ama suonarlo o di chi vorrebbe arrivare a suonarlo.

Il brano sembra perfino riuscire a descrivere musicalmente l'ossessione che ha generato esso stesso nella storia della musica, sembra quindi un po' parlare di se stesso, con alcuni espedienti tecnici precisi.

Strutturalmente ha la forma di un rondò, cioè tutto "gira" intorno ad un episodio ricorrente, senza allontanarsi troppo, e tornandoci appena possile. In questo caso ha la struttura A-B-A-C-A.

Sezione A (ricorrente):
 ecc...
Sezione B (prima in FA):
 ecc...
(poi in DO:) 
 ecc...
Sezione C


Mi-Re# ripetuto tante volte, è come un buco nero che attira tutto verso di sè, attira verso la sezione A, quella principale, e attira la tonalità verso la dominante -Mi- senza mai andarci, accrescendo il senso di sospensione, di interrogazione, di provocazione che pone l'inizio di questa melodia; essa in realtà è poi risolta semplicemente, senza drammi, quasi banalmente, forse per questo in modo non convincente, poichè in ogni momento quell'interrogativo sembra poter legittimamente risorgere.

La progressione successiva della sezione A

è costruita sulla cellula della "soluzione",

e la discesa aumenta il senso di serenità, di tranquillità con cui si vorrebbe risolvere il "problema" (Mi-Re#).

Segue una sezione B che parte in Fa maggiore, tonalità della Sinfonia "Pastorale", tonalità che spesso rimanda alla natura ("L'Autunno" di Vivaldi, o "Il contadino allegro" di Schumann, le prime musiche programmatiche che mi vengono in mente), per poi andare alla dominante corrispondente Do maggiore. Forse nella natura si può trovare consolazione?

Questa sezione B infonde una serenità ulteriore a questo punto del brano, essendo tra l'altro in una tonalità maggiore; anche questa sezione inizia insistendo sulla dominante della propria tonalità (Do come dominante di Fa maggiore) cercando poi per la verità di starvi lontana...
La sezione si caratterizza per il nuovo elemento della nota ribattuta e le appoggiature,
ed ha quindi uno spirito più cantabile e meno preludiante: la destra suona infatti la melodia mentre la sinistra fa un normale basso albertino di accompagnamento. Passa indenne, ma in modo sinistro, attraverso Re# e Mi, il nostro "buco nero", per confluire in Do maggiore appunto.

Quando arriva in Do maggiore prende piede una sorta di esaltazione, le note si fanno più veloci e gaie, quasi di bravura per un principiante, anche qui con la nuova dominante -Sol- ripetuta alternativamente alle note della nuova melodia, anche qui ossessiva, ma la velocità maschera, rende meno consapevole l'ossessività.
…Ma presto, come un dubbio, la vera ossessione torna, e si ricomincia a girare intorno al MI, insieme al suo Re#, una nota che lo insegue come una sensibile insegue una tonica, in un recitativo straordinario sospeso sul vuoto alla sinistra:


Si riprende tutta la sezione A iniziale, che la seconda volta suona meno serena della prima, anzi le risposte ai giri intorno al Mi, ora appaiono vanamente consolatorie e si respira aria di tempesta.

Infatti il dramma non finisce qui, anzi precipita, l'atmosfera diventa ulteriormente più cupa nella sezione C, che si caratterizza non solo per la presenza di lunghi accordi suonati forte, accordi anche molto dissonanti, accordi di settima diminuita, quanto per le note ribattute al basso, l'ossessione si fa infatti parossismo, non è più il Mi l'ossessione, ma il La, la tonica, sotto forma di pedale! E' come se nel momento in cui fossimo tormentati da un'ossessione astratta, improvvisamente iniziasse a ribollirci il pavimento sotto i piedi. Questi ribattuti conferiscono all'episodio un tono tragico, anche nel passare alla lontana tonalità di Si bemolle maggiore (ribattuto al basso), che crea uno strano effetto di "luce", come lampi in un temporale. L'episodio sembra quasi raccontarci la piccolezza dell'individuo rapportata alla grandezza dell'universo con tutte le sue forze.
Smaltito un po' lo stordimento su alcuni momenti di silenzio (ne abbiamo sentiti pochi nel brano) un arpeggio in terzine e una scala cromatica discendente ci riportano al cromatismo del tema e a noi stessi.

Il ritorno del tema iniziale appare un'oasi di serenità, o quasi, perché anche stavolta suona diverso, stavolta è come affrontare un dolore che ci fa meno male perché già lo conosciamo.

"Per Elisa" appartiene al genere della "bagatella", che è come dire una "piccola cosa", una cosa da niente.
Tuttavia ci piace immaginare che in questa piccola cosa qualcuno ha voluto vederci il riferimento ad una donna lontana e attraente, come un La per un Mi incatenato ad un Re#.

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