domenica 25 settembre 2016

Si odono rumori di guerra




Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra

Jim Morrison

Ci sono melodie ascoltate fin da bambini che ci fanno credere ad un mondo sempre magnifico. Ma poi le esperienze della vita ci fanno scoprire che non è così, e riascoltare quelle melodie dopo determinati fatti può avere un sapore molto amaro.
Maurice Ravel

Nel 1920 Maurice Ravel, dopo anni di riflessioni sul valzer viennese, passati anche attraverso la composizione dei Valses Nobles et Sentimentales, conclude il brano La Valse, in cui descrive il mondo gioioso della Vienna imperiale di metà Ottocento, ma alla luce di quanto ha appena visto e vissuto di persona nel corso della Prima Guerra Mondiale: la forma musicale stessa è come se fosse disturbata dai clamori e dai fumi della guerra che impediscono di guardare con reale serenità psicologica e intellettuale a quel mondo musicale e sociale.


Jimi Hendrix
Quasi 50 anni dopo, nel 1969, Jimi Hendrix a Woodstock distorce in modo provocatorio il suono della sua chitarra elettrica mentre esegue la melodia dell'inno nazionale americano The Star-Spangled Banner, intervallandovi infatti imitazioni di suoni di guerra come bombardamenti (a cui pure fa riferimento il testo originale), elicotteri, urla o suoni di ambulanze per evocare la guerra in Vietnam in corso.


A mio avviso è interessante la somiglianza di queste operazioni, tutt'e due novecentesche ma comunque cronologicamente un po' distanti tra loro: in entrambe l'esperienza personale della guerra entra prepotentemente, quasi brutalmente, proprio all'interno della forma musicale.

Entrambe partono da esperienze musicali estremamente codificate nella tradizione, che in questi casi specifici identificano in modo molto netto due paesi precisi, con precisi ruoli e responsabilità storici: la forma del valzer viennese era quella sublimata da Johannn Strauss e famiglia a metà Ottocento in Austria, dall'assassinio del cui sovrano iniziò la Prima Guerra Mondiale; mentre l'inno nazionale americano, come qualunque inno, ha la funzione specifica di identificare musicalmente il paese a cui si riferisce, in questo caso gli Stati Uniti, che erano presenti in Vietnam -diciamo- in modo "molto problematico".

Entrambe le musiche di partenza di per sé avrebbero la funzione di evocare ricordi di gioia e/o orgoglio, sono quasi sacralizzate nella loro definizione strutturale.

Ma l'insensatezza e la violenza cieca di una guerra non risparmia nulla di tutto questo e i suoni di guerra intervengono in modo imprevedibile a disturbare questi ricordi, e Ravel e Hendrix vogliono dimostrare l'impossibilità di vivere come prima, dopo l'esperienza di una guerra.

Il concetto dell'assurdità della guerra in senso astratto viene espresso quindi dall'assurdità e apparente incoerenza degli eventi sonori all'interno della forma musicale prevista.

È come se si fosse rotto un giocattolo meraviglioso ad un bambino, è come se si fosse costretti a destarsi da un sogno ormai impossibile.

È come se non si potesse più credere alla spensieratezza e leggerezza del valzer viennese o al patriottismo fedele dell'inno americano a ridosso di guerre-macelleria come la Prima Guerra Mondiale o la Guerra in Vietnam.

Ecco dunque che Ravel e Hendrix, distorcendo-distruggendo con la loro arte alcuni "dogmi di fede musicale", a seguito della distruzione storica di altre certezze da parte degli eventi bellici, rappresentano ed esprimono in modo straordinario l'amarezza, lo stordimento, e anche la nostalgia per la perdita di questi stessi punti di riferimento.

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